Sul Ferrante Aporti

Sentiamo il dovere civile e morale di intervenire su cosa è successo al Ferrante Aporti, lo sentiamo come dovere civile e morale soprattutto dopo aver avuto lì una bellissima esperienza che abbiamo raccontato qui.

Lo sentiamo come dovere perchè i nostri progetti sono sempre ispirati alla memoria storica e alla necessità inderogabile di attuare la Costituzione. Costituzione che all’articolo 27 stabilisce che “…Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…»

Abbiamo letto l’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Pasquale  Ippolito e non possiamo che esprimere piena solidarietà a lui e a chi come lui lavora in quel contesto facendo formazione sociale culturale e professionale in contesto complicato. Maledettamente complicato.

Quando ci hanno consegnato le borse resistenti avevamo lasciato loro una piccola dotazione libraria che andava ad arricchire la biblioteca che dopo la rivolta è andata distrutta, abbiamo ascoltato le loro domande.
Chiacchierato con alcuni di loro. 

Loro che ci avevano emozionato. 

Ma forse per quei ragazzi eravamo semplicemente di passaggio, un passaggio che gratificava forse più noi di loro. 

Loro che hanno bisogno di intravedere un futuro che non sia di ritorno al branco o alla clandestinità.

Qui, come detto a voce a chi opera al Ferrante Aporti, siamo a disposizione per dare un nostro contributo a cominciare dai libri della biblioteca. 

Noi ci siamo.
Anche solo per essere coerenti.

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